Capalbio, come tutta la Maremma è un territorio che ha conosciuto presenze preistoriche, etrusche e romane, che hanno lasciato testimonianze storico artistiche tutt’ora presenti. Tutto questo prima degli innumerevoli insediamenti medioevali.
La Maremma è stata una terra difficile, una grande parte del territorio era chiuso nella palude e infestato dalla malaria; il lavoro era inesistente o stagionale e si viveva di stenti e brigantaggio.
A metà dell’Ottocento inizia l’opera di bonifica del territorio per renderlo accessibile alla produzione agricola.
Grazie alla bonifica la malaria fu vinta e molte persone raggiunsero la Maremma alla ricerca di un lavoro.
Così nel 1941 anche i fratelli Rosilio e Virgilio Baglioni, insieme a tanti altri loro compagni, lasciarono Pitigliano alla ricerca di un lavoro. Lo trovarono a Capalbio nell’azienda di Mario Magrini.
Lavorarono lì per dieci anni finché, nel 1951, con la riforma agraria e l’istituzione dell’Ente Maremma, la vita dei contadini cambiò. Dopo secoli di latifondo i terreni vennero divisi e assegnati alle migliaia di donne e uomini che avevano contribuito al risanamento del territorio e ricostruzione sociale dell’Italia repubblicana del secondo dopoguerra lavorando duramente e con passione.
Fu così che i fratelli Virgilio e Rosilio Baglioni divennero padroni delle terre che avevano lavorato per anni.
Il grande terreno annoverava orti, vigne, coltivazioni di grano e foraggio, pascoli di vacche, maiali e animali da cortile.
Non mancavano i cavalli con cui si muovevano le vacche e ci si spostava tra un podere e l’altro.
I fratelli e le loro numerose famiglie vivevano nel grande caseggiato rurale che oggi si trova davanti all’agriturismo; abitazione che li ospitava dal 1941.
Era una casa abbastanza grande da ospitarli tutti finché i figli non furono grandi ed iniziarono a crearsi le proprie famiglie.
Così nel 1959, per motivi di spazio, i fratelli decisero di dividersi.
Rosilio rimase nel vecchio casolare e Virgilio, con i figli, costruirono una nuova casa nel terreno di fronte alla vecchia casa, denominato: Podere 69. Alla nuova abitazione diedero il nome di “Villa Pinciana”. Era un tipico casale del periodo, su due piani, con la parte inferiore adibita a stalla e magazzino e quella superiore ad abitazione. La casa aveva una vista splendida che andava dal Borgo Medioevale agli olivi che, nel tempo, aumentarono dando alla proprietà l’aspetto di essere immersa in un mare verde sospinto dalla brezza del vento.
Olivi, frutteti e vigneti divennero così teatro della vita di Vitalino e Sandra, figlio e nuora di Virgilio, padre e madre di Alessandro che crebbe insieme al fratello Rossano con l’amore per quella terra.
Una nuova generazione di Baglioni che sceglieva di non abbandonare la terra.
Alessandro con la moglie Francesca, decide di mantenere l’azienda trasformandola in azienda agrituristica e dandole il nome di “Agriturismo Antica Pinciana” in onore della propria famiglia che aveva le radici in quelle terre.
Sotto la guida esperta di Vitalino modernizzano l’azienda ampliando la produzione di ortaggi, alberi da frutto, vinificano per l’agriturismo e chiamano il primo vino di loro produzione “Rossano” in memoria del fratello scomparso.
Grazie alla passione di Francesca ritornano i cavalli nell’azienda e inizia l’attività di addestramento e allevamento di cavalli di razza Frisone. Aprono un piccolo maneggio dove gli ospiti e gli appassionati dell’equitazione possono partecipare a corsi o allenarsi.
Una nuova famiglia preserva questo angolo di Paradiso rimasto intatto nel tempo.